Condizioni di lavoro

Subappalto nucleare: verso «una relazione di padrone a schiavo?»

Condizioni di lavoro

di Nolwenn Weiler

Intervista a Annie Thebaud-Mony, direttore della ricerca presso Inserm, sulla situazione dei lavoratori del settore nucleare in Francia.

In foto: illustrazione del "Nuclear Worker Training Program" sviluppato negli Stati Uniti

Originariamente pubblicato in francese

Basta! : Avete trascorso vent’ anni ad ascoltare i lavoratori subappaltati del nucleare. Come vivono le forti costrizioni chi pesano sul loro mestiere?

Annie Thébaud-Mony : Sono sempre stata colpita dalla coscienza dei subappaltatori incaricati della manutenzione delle centrali nucleari sull’importanza dei loro mestieri. Accettano le condizioni di lavoro che hanno perché sanno che è cruciale per la sicurezza nucleare. Ed è per questo che dico spesso che la nozione di servizio pubblico, sono loro che la tengono attualmente. L’altro elemento che ritorna spesso, è la degradazione costante delle loro condizioni di lavoro e di impiego. La repressione sindacale è molto forte. I rapporti col «cliente» sono molto duri. L’obbligo di risultato è costante. E viene sempre ricordato , con questa minaccia di perdita del lavoro se non ce la fanno. Risentono, per di più, una diminuzione del tempo e dei mezzi per liberarsi correttamente dai compiti richiesti : meno preparazione di cantiere, meno materiale, meno persone. E, evidentemente, meno studi sulle dosi a monte di radioattività che possono ricevere su tale o tale cantiere.

Perché questa attività cruciale per la sicurezza delle centrali nucleari è subappaltata?

Il subappalto è una scelta deliberata di fare compiere ad un lavoratore esterno un compito che era effettuato una volta in interno. Per ragioni di inferiore costo economico, certo. Ma anche per ventilare le dosi di radioattività ricevute dal personale. La direzione di EDF è confrontata ad una vera contraddizione tra le necessità di garantire la sicurezza dei suoi siti e quella di fare intervenire degli uomini in centrali nucleari nelle zone sottomesse a radiazioni. Negli anni 80, EDF non arriva più ad assicurare questa manutenzione senza sovraesporre gli agenti incaricati della manutenzione. Hanno dunque scelto il subappalto. Attraverso il controllo del dosimetro, fanno oramai girare il personale.

Questa gestione dell’impiego per la dose comporta degli effetti perversi: certi lavoratori subappaltati, per non perdere il loro lavoro, lasciano il loro dosimetro in zona protetta...

Ovviamente! Ma il deposito del dosimetro , non è semplicemente una pratica dei dipendenti che hanno paura di perdere il loro lavoro. Parecchi subappaltatori mi hanno riportato che il loro datore di lavoro, rendendosi conto che i loro lavoratori qualificati sono in limite di dose, fanno pressione affinché depositano il loro dosimetro. I termini accorciati e la mancanza di mezzi fanno dire: non prendere il tuo dosimetro, se no, non ce la faremo mai". Questo è evidentemente, per i subappaltatori, una fonte di tensioni psicologiche molto forti. Ed una pratica che aumenta la probabilità di contrarre una malattia grave dovuta ad una sovraesposizione.

Che cosa dice la direzione di EDF?

È un argomento completamente tabù. Solo un rapporto 2006 dell’ispettore generale di EDF menziona «una pratica preoccupante di salariati che non portano dosimetro».

E le organizzazioni sindacali?

I sindacati hanno preso coscienza dell’importanza di questo problema. Sono attivi e provano a mobilitarsi ma la repressione sindacale riguardo ai subappaltatori è tale che il loro margine di manœuvre è ridotto. Questa repressione sindacale non è l’unica opera delle imprese subappaltrici. A certi momenti, il datore di ordine dichiara non volere più tale o tale lavoratore sui suoi siti. Rifiutando, allora, di assicurare una relazione di trasparenza con i delegati sindacali. Ed è perché il processo di Philippe Billard che andrà al colleggio dei probiviri questo 14 ottobre, è completamente simbolico. La posta in gioco è di riconquistare un diritto che esiste dal 1945, e che è negato ai subappaltatori: il diritto del salariato di avere una rappresentazione nell’impresa dove lavora per potere esprimersi sulle sue condizioni di lavoro. Quando si ritira dello statuto del salariato tutto ciò che gli dà alcuni margini di negoziati individuali e collettivi per allentare la morsa della subordinazione, non siamo più in una relazione salariale ma in una relazione di padrone a schiavo.

La diffusione dell’energia nucleare nel mondo - la Russia ha appena lanciato una centrale nucleare galleggiante - rischia di generalizzare queste pratiche?

Sono molto inquieta della diffusione delle centrali nucleari ai quattro angoli del pianeta. La manutenzione sarà effettuata da lavoratori che rischiano di non avere nessuno diritto. Se qui siamo confrontati ad un sistema che riesce a mascherare i cancri professionali, che ne sarà altrove? Sono molto inquieta dal punto di vista della sicurezza nucleare, poiché la manutenzione di una centrale esige una certa professionalità, che non siamo certi di trovare nei paesi verso la quale la Francia esporta delle centrali.

Raccolto da Nolwenn Weiler

Traduzione in italiano : Fabienne Melmi (Global Action Italia)