Guatemala

Perenco, l’impresa petrolifera che rinvia gli indiani al museo

Guatemala

di Cynthia Benoist, Nolwenn Weiler

Nella regione del Péten in Guatemala, il petroliere Perenco è installato nel cuore di una zona naturale eccezionale. Degradazione dell’ambiente naturale, spostamento delle comunità indigeni, problemi di salute… i benefici realizzati da Perenco si fanno allo scapito delle popolazioni locali. In luglio, il contratto del petroliere franco-britannico è stato tuttavia prolungato di 15 anni. E Perenco vuole aprire dei nuovi pozzi, in tutta illegalità.

Originariamente pubblicato in francese da Basta!

Per accedere alla laguna della Tigre, la più grande zona umida dell’America centrale, situata al nord-ovest del Guatemala, bisogna attraversare un largo fiume: il río San Pedro. Il traghetto che assicura questa traversata è messo a disposizione e mantenuto dal personale di Perenco, un’impresa petrolifera franco-britannica. Chi ha, con l’esercito, ogni potere su questo territorio. I membri delle circa 150 comunità indigeni che vivono nella laguna devono così negoziare con questi due attori il diritto di fare passare dei materiali di costruzione, indispensabili al miglioramento del loro quotidiano. I benefici realizzati da Perenco, 2,05 miliardi di euro, prima della deduzione delle spese, nel 2009, non sembrano difatti giovare ai diretti vicini dei pozzi di petrolio.

Sono piuttosto sottomessi alle numerose ricadute negative dello sfruttamento petrolifero. Rosa María Chan, direttrice della fondazione ProPetén, organizzazione di protezione dell’ambiente e dei suoi abitanti, parla di impatti sanitari importanti: apparizione di macchie sulla pelle, problemi di vista, mal di testa, nausee. Evoca anche dei casi di cancri e sottolinea che "all’ospedale, sono stati rilevati aborti coi feti deformati . Il medico dava come spiegazione possibile l’inquinamento dovuto al petrolio. »

Cinque nuovi pozzi illegali

«Il problema è che non c’è stato nessuno studio recente di impatto socio-ambientalista della zona, non c’è seguito da parte delle istituzioni in quanto alla valutazione di questi impatti.» Le conseguenze ambientaliste sono, anche loro, notevoli: rigetti, direttamente nella zona umida, di acque inquinate di prodotti chimici, rigetti di diossido di carbonio nell’aria. «Un studio condotto alla metà degli anni 1990 rilevava già delle mutazioni di pesci nella laguna», aggiunge Rosa María Chan. Precisiamo che lo sfruttamento petrolifero implica di allargare le strade e di disboscare.

Aperti nel 1985 dall’impresa Basic resources, i pozzi di petrolio della Laguna della Tigre sono sfruttati da Perenco a partire dal 2001, anno del riscatto di Basic dalla società franco-britannica. Firmato per una durata di 25 anni, il contratto di sfruttamento doveva concludersi questo anno. Ma Perenco ha ottenuto finalmente dal ministero dell’energia e delle miniere che sia prolungato di 15 anni. L’impresa ne approfitterà per aprire 5 nuovi pozzi, in perfetta illegalità, poiché nulla è specificato nel documento a proposito di una eventuale prolungazione del contratto. Questo strappo al diritto del paese non è l’unica irregolarità rilevata dagli oppositori a questa decisione.

Perenco finanzia l’esercito

Il ministro guatemalteco dell’Ambiente e delle Risorse Naturali, Luis Ferraté, si è del resto opposto , arguendo della sua illegalità. Dei periti rappresentanti della Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale, chiamata Convenzione di Ramsar, si sono spostati nel Péten in maggio scorso. Hanno affermato che «l’attività petrolifera non è compatibile col mantenimento e la salvaguardia di una zona naturale protetta». Già nel 1997, i periti di Ramsar avevano raccomandato alle autorità di non aumentare il numero di concessioni all’interno della zona protetta.

Per giustificare questi nuovi pozzi, Alvaro Colom, il presidente della Repubblica, ha sottolineato che il paese ne avrebbe ritirato dei benefici non trascurabili. Infatti Perenco si è impegnata a dare 10 milioni di euro per la ricostruzione di zone della regione sinistrata da una recente eruzione. Per di più, l’impresa francese si è impegnata a finanziare per 2,2 milioni di euro sei nuove caserme militari nella laguna. I 250 soldati che li riempiranno avranno per missione di lottare contro il «narcotrafic» che prospera in questa regione remota, a due passi della frontiera messicana. Si augura agli abitanti che questi militari siano meno violenti dei loro predecessori, responsabili di atroci massacri durante la guerra che ha devastato il paese tra il 1962 e il 1992, 200.000 morti e scomparsi.

Complesso per turismo di massa

Inoltre è probabile che sotto coperto di lotta contro il «narcotrafic», siano i paesani stessi ad essere espulsi. Anche perché Perenco non è l’unica a sbirciare sulle ricchezze della Laguna. Parecchie fabbriche idroelettriche sono in progetto così come un immenso parco archeologico per turismo di massa. Finanziato da certe grandi famiglie oligarchiche del paese, questo progetto è posto sotto il consiglio scientifico di Richard Hansen, archeologo americano. È anche consigliere scientifico della mostra sull’arte maya che sarà inaugurata al museo del Quai-Branly a Parigi in giugno prossimo, e che sarà finanziata da… Perenco. Tutti questi progetti significano, a medio termine, per le popolazioni un spostamento forzato. Chi sarebbe, per alcuni di loro, il terzo, addirittura il quarto della loro vita.

Cynthia Benoist e Nolwenn Weiler

Traduzione in italiano : Fabienne Melmi (Global Action Italia)