Canada

Shell prosegue la sua corsa all’oro nero a scapito delle Prime Nazioni

Canada

di Simon Gouin

Originariamente pubblicato da Basta in francese

La corsa all’oro nero, in Alberta, nel Nord del Canada, non si ferma. Il governo canadese ha appena dato il via libera per l’espansione di una miniera di petrolio della società Shell. 13 000 ettari supplementari potranno così essere sfruttati dalla società petrolifera che occupa già 7500 ettari, a nord di Forte Mc Murray. In totale, secondo lo studio di impatto ambientale, sono 186 000 ettari che saranno modificati o distrutti a causa di questa nuova installazione. L’equivalente della metà della superficie dei dipartimenti francesi come l’Alta-Savoia o il Tarn-e-Garonne!

In prima linea, la comunità delle Prime Nazioni di Athabasca Chipewyan rischia di essere colpita. Il fiume Athabasca, che fornisce l’acqua al territorio di questi indiani, potrebbe essere di nuovo inquinato dallo sviluppo dell’industria petrolifera nella regione. «Questo fiume è la nostra vita da migliaia di anni. Ci ha mantenuto dandoci del pesce, del cibo, dell’acqua, i mezzi per spostarci, in breve, tutto», spiega Alice Rigney, la più anziana della comunità.

L’inquinamento non è tuttavia nuovo nella regione. Il fiume Athabasca trasporta già dei prodotti chimici e degli idrocarburi che provengono direttamente dalle miniere petrolifere situate a monte. Questo è ciò che scopriamo nel terzo episodio di Fort McMoney, il gioco documentario ideato dal giornalista David Dufresne sulla città di Fort McMurray. Sviluppo di tumori, pesci deformi, acqua non idonea al consumo preoccupano gli abitanti della comunità Athabasca Chipewyan. «I miei pronipoti non avranno niente se continuiamo a distruggere tutto così,» spiega Raymond Ladouceur, pescatore professionista, di Fort McMoney. In quanto al capo della comunità, Allan Adamo, afferma: «Se non possono pulire la spazzatura che hanno creato, allora non daremo il nostro consenso per una nuova installazione.»

«Un ambiente ecologico produttivo»

Ma l’industria petrolifera non manca di idee per convincere le popolazioni ad accettare questi progetti. Un medico racconta che dei lettori DVD, delle telecamere e degli assegni da 300 dollari vengono distribuiti ai paesani durante le riunioni di presentazione dei progetti.

Per convincere il grande pubblico, Shell fà delle belle promesse, ridicole difronte al disastro ambientale che colpisce la foresta boreale e le popolazioni locali. La compagnia petrolifera ha previsto così delle areee di compensazione e di conservazione della fauna e della flora, su una superficie di 750 ettari. «Un ambiente ecologico produttivo», secondo le parole dei responsabili della ditta che sottolinea anche la creazione di 750 posti di lavoro. E 17 miliardi di dollari andranno alla provincia dell’Alberta ed al governo federale! Perché dunque preoccuparsi?

In particolare perché la nuvola gialla, che non avrebbero mai dovuto riprendere i realizzatori di Fort McMoney, interroga sulle pratiche ambientali di Shell! E queste immagini sono lungi dall’essere le sole, nel gioco-documentario, per illustrare lo sfruttamento incontrollato del sottosuolo canadese. «Questo paese è in procinto di distruggere se stesso per sfruttare il suo petrolio», conclude il pescatore Raymond Ladouceur. Tutto ciò per alimentare l’immensa domanda mondiale di oro nero.

di Simon GOUIN

Traduzione in italiano : Fabienne Melmi (Global Action Italia).

 Leggere la nostra intervista : Fort McMoney : plongée au cœur d’une industrie pétrolière ultra polluante

 «L’inquinamento generato dall’industria mineraria rappresenta un pericolo per i decenni a venire»